Studi di settore, da strumento di accertamento a sistema che premia

Con l’obiettivo di tutelare gli interessi delle imprese Cna ritiene che:

1 - Gli studi di settore non devono essere più utilizzati quali di strumento di accertamento dall’Agenzia delle Entrate.

2 - Deve essere confermato l’attuale meccanismo premiale degli studi che protegge le imprese da altri sistemi di accertamento presuntivi.

3 - Deve essere introdotto, a regime, un sistema premiale di riduzione del carico fiscale sul reddito incrementale dichiarato rispetto al valore soglia minima.

In sintesi ciò che Cna chiede è che si mantenga lo strumento dello studio di settore ai fini di una nuova “compliance” : da strumento di accertamento a strumento che premia, consentendo una riduzione di imposta alle imprese più efficienti, in termini reddituali, rispetto alle imprese del proprio cluster.

Sono le proposte che Cna, insieme a Rete Imprese Italia, ha presentato lo scorso 8 Febbraio al Viceministro all’Economia Luigi Casero in un documento ufficiale.

Ricordiamo che la prima elaborazione degli studi di settore risale al 1998. Da allora, seguendo l’originale progetto di condivisione e confronto tra Amministrazione Finanziaria e contribuenti, lo strumento si è affinato ed è stato arricchito, oltre alla congruità, con altri indicatori, quali gli indici di coerenza e di normalità economica, al fine di giungere ad una stima dei ricavi attesi la più rispondente possibile alla realtà economica del momento. Da ultimo, è stato riconosciuto, a fronte di una corretta applicazione degli studi, uno specifico regime di premialità (seppure solamente in favore di una parte della platea delle imprese assoggettate agli studi).

Gli studi di settore inoltre vengono revisionati ogni tre anni e agli stessi vengono applicati specifici correttivi che tengano conto del nuovo scenario economico in cui le imprese operano almeno dal 2008.

Oggi sono applicati 204 tipologie di studi di settore a oltre 3,6 milioni di contribuenti, a fronte di circa 5 milioni di imprese esistenti in Italia.

In occasione di una videoconferenza effettuata dalla Cna Nazionale lo scorso 11 febbraio sono stati forniti diversi dati scaturiti dall’applicazione degli studi di settore negli anni dal 2009 al 2014.

Tali dati dimostrano valenza ed efficacia dello strumento nonché rispondenza degli stessi alla realtà economica delle imprese, nonostante gli effetti ancora in atto della “crisi economica”.

Dai dati analizzati, risulta che per il 2014:

• il 75,1 % delle imprese è in regola con gli studi di settore (66,2 % congrui naturali e 8.9 % adeguati ai ricavi attesi);

• i ricavi dichiarati oltre quelli richiesti per la congruità sono stati oltre i 54 miliardi, mentre 25,4 miliardi sono quelli richiesti ai soggetti non congrui per raggiungere il ricavo stimato dagli studi di settore.

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